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Io ricordo che da piccolo a Lusernetta diversi vicini preparavano il liquore coi frutti e, ogni tanto, me ne offrivano un po’, avvertendomi di non esagerare perchè oltre ad essere alcolico era fortemente lassativo! Qui, nel bosco dietro l’Eremo ElGram abbiamo una pianta molto grande davanti al ciabot (che ho ridimensionato ma terrò) e, nella striscia della zona nel confine occidentale, c’erano una decina di piante alte tre/quattro metri molto vecchie, rotte, secche e in parte ricoperte di edera che ho deciso di abbattare. Possibile che rimettano su e allora deciderò se tenere qualcuna o meno. Nella grafica quest’ultime erano nello spazio sotto la scritta “bosco”. 


👁‍🗨 CHECK 03-2024: 🟢


NOTA GIUGNO 2023: Non inserisco ancora questa essenza arborea nel progetto ORTO BOTANICO ELGRAM perché gli alberi cui mi riferisco sono esterni al perimetro dell’Eremo… ma tempo al tempo cercherò di espandere il progetto, quindi rimedierò!

NOTA MARZO 2024: Ora che ho acquistato e finito di ripulire il bosco… posso creare la scheda dedicata al sambuco!



Sambucus

Sambucus L. è un genere di piante ascritto alla famiglia delle Caprifoliacee. Comprende specie arbustive di medio-grandi dimensioni, talvolta in forma di piccolo albero con altezza di 5-10 metri, comunissimo lungo le siepi campestri, nei boschi planiziali e submontani e presso i casolari di campagna, nonché alla periferia delle città, dove rappresenta un relitto della vegetazione spontanea. Secondo la classificazione APG IV la specie è collocata nella famiglia delle Adoxaceae (o Viburnaceae nom. cons).

Descrizione

La pianta presenta rami con midollo molto grosso, bianco, leggerissimo e compatto, che viene raccolto ed usato per includere e poi sezionare parti vegetali da osservare al microscopio. Inoltre questo tipo di legno viene utilizzato per costruire le palline formanti un pendolo di Canton; oppure viene impiegato per costruire giochi popolari di origine contadina come la cerbottana e lo “scioparolo” (in Veneto) “schioppo/fucile” o “schioccapalle” (in Toscana), in cui tagliandone un ramo di diametro 4–5 cm e di lunghezza 20–25 cm viene tolto il midollo ed inserito al posto di esso un ramo poco più lungo e di pari diametro del midollo appena tolto. Facendo scorrere velocemente al suo interno il rametto fa partire una pallina di canapa arrotolata precedentemente inserita e posta estremità dello “scioparolo”. Era un gioco povero e antico di cui oramai si sono quasi perse le tracce. Viene scelto questo tipo di legno per la sua estrema leggerezza. La corteccia dei rami stessi presenta rade e grosse lenticelle.

Le foglie sono opposte, imparipennate, di solito con 5 foglioline ovato-lanceolate ed appuntite, seghettate ai margini.
I fiori sbocciano in primavera-estate, sono piccoli, odorosi, biancastri, a 5 lobi petaliformi, riuniti numerosissimi in infiorescenze ombrelliformi molto ampie. I frutti sono piccole bacche globose nero-violacee (S. nigra) o rosse (S. racemosa) che contengono un succo di colore viola-porporino scuro che viene impiegato per colorare vini e come esca per la pesca dei cavedani. La maturazione delle bacche va da inizio agosto a metà settembre.

Usi

  • I fiori del sambuco trovano impiego in erboristeria per la loro azione diaforetica.
  • Con i fiori è possibile fare uno sciroppo, da diluire poi con acqua, ottenendo una bevanda dissetante che è molto usata in tutto il Tirolo storico (attuale Tirolo austriaco e Trentino alto Adige), in Carnia e nei paesi nordici e dell’Europa orientale. Dai fiori si ricava un estratto che viene utilizzato per la produzione della sambuca, liquore a cui ha dato il nome ma che, nelle ricette attuali, è prevalentemente basata sull’anice. Inoltre sfruttando la fermentazione dei funghi Saccharomyces presenti naturalmente sui suoi fiori, si può realizzare il cosiddetto spumante di sambuco o spumante dei poveri.
  • I fiori sono ottimi anche fritti.
  • A Palazzo Adriano di Palermo i fiori freschi vengono usati per la realizzazione di un pane tipico, chiamato in dialetto “Pani cu Savucu”, pane con il Sambuco.
  • Con i frutti di S. nigra e di S. racemosa si può fare una confettura di cui non si deve abusare per le sue proprietà lassative.

Attenzione a non confondere le specie più comuni, cioè il S. nigra, con il S. ebulus, altrettanto diffuso e con areale simile al S. nigra, ma le cui parti sono tutte notevolmente più tossiche se ingerite in quantità anche modeste.

Tossicità

Tutte le parti della pianta sono tossiche per la presenza di cianuro e vari alcaloidi. Fanno eccezione i fiori e le bacche mature, ma non i semi al loro interno. Nella preparazione di confetture la cottura o la macerazione delle bacche sono sufficienti a far sì che i composti cianogenetici si volatilizzino completamente. Nel caso di un’ingestione accidentale i sintomi dell’intossicazione sono gli stessi dati dall’ingestione delle mandorle amare che egualmente contengono composti cianogenetici. Questa tossicità non ha ”effetto” su alcuni pesci, come i cavedani. Infatti le bacche di sambuco vengono usate anche come esca per questa specie di pesce.

FONTE