Una società sempre più individualista ha messo al margine le buone maniere. I consigli dello psicoterapeuta Fulvio Scaparro contro l’arroganza quotidiana

 

Tutto potrebbe essere cominciato con il profumo Arrogance (per lei e per lui) creato nel 1982. Buona idea di marketing che senza volerlo ha intercettato un sentimento, segnato la nascita di un’epoca. L’arroganza ha smesso di essere considerata una colpa ed è diventata una virtù, un sinonimo di assertività, capacità di farsi valere, conquistare la leadership. Dice lo psicanalista Luigi Zoja, autore di un’importante Storia dell’arroganza (Psicologia e limiti dello sviluppo): «L’individualismo radicale è una malattia di tutti e quindi non è più classificata come malattia. La superficie del mondo si è ridotta ad essere la pelle del singolo individuo, e questa distorsione porta un sacco di problemi, compresa l’eccessiva importanza data al presente rispetto al futuro».

Risultato: siamo circondati dagli spocchiosi. E’ inevitabile incrociarli. Impongono regole e punti di vista, esibiscono denaro e privilegi, umiliano chi non ne ha, possiedono tutte le carte vip possibili e immaginabili. Devono dimostrare a se stessi e agli altri di essere «qualcuno». Fulvio Scaparro, psicoterapeuta e saggista, ha dedicato a loro il suo ultimo libro, Antispocchia. Come ho imparato a difendermi dagli arroganti (da Bompiani, il 28 maggio) utilissimo per capire da dove vengono i dolori «del terzo tipo», non le sofferenze esistenziali o fisiche, ma quelle dovute a «piccole prepotenze, abusi, furbizie, dispetti rivendicazioni, invidie, cafonerie, manie di grandezza e ruffianerie che ci avvelenano l’esistenza». L’arroganza, con tutto ciò che si porta dietro è per Scaparro «una forma di self-mobbing, un “facciamoci del male”, perché in fondo lo spocchioso è uno come tanti, ha scarsa stima di sé e un disperato bisogno di applausi e consensi». Sapere tutto questo è confortante, ma come difenderci?

Il lavoro

Prendiamo il lavoro. Uno studio dell’Università di Stoccolma sostiene che avere un capo arrogante per quattro anni fa salire al 65 per cento il rischio di stress, alcolismo, disturbi cardiaci. Per sopravvivere è il caso di esercitarsi nel «distacco emotivo» raccomanda Barbara Berckham, psicologa tedesca esperta di comunicazione, autrice di Piccolo manuale di autodifesa verbale e organizzatrice di seguitissimi workshop. La sua dritta più divertente è quella di spiazzare lo spocchioso con risposte insolite, un po’ nonsense. Esempio: se il capo ripete per la centesima volta «Tanto voi donne non capite niente di tecnologia», provate a rispondere con un proverbio (oltre, eventualmente hackerare il suo account). Di sicuro lo metterete in difficoltà. L’americana Sherry Argov, esperta di relazioni interpersonali consiglia astutamente: «Concedi attenzione allo spocchioso, ma fallo in modo distratto e superficiale. In ufficio potresti dire: “Ok, cosa posso fare per te?” mentre stai per rispondere al telefono. Offrigli il contrario di quello che vorrebbe: la tua totale attenzione».

Certo, non è una sfida da poco. Gli arroganti sono ovunque. In palestra esibiscono muscoli e forma fisica disprezzando gli altri, al ristorante tormentano il cameriere, in coda, pretendono di scavalcarla, con il rituale «lei-non-sa-chi-sono-io», in aereo sono l’incubo degli assistenti di volo. La miglior difesa? «E’ il non-attacco – risponde Scaparro -. Mai inseguire lo spocchioso sul suo stesso terreno, dargli la lite che vuole, gridare più forte, accettare il confronto-scontro su chi ha ragione o torto, su chi la sa più lunga. Meglio sfilarsi. Meglio il silenzio. Meglio ancora l’ironia, che può essere l’arma vincente. I supponenti sono ridicoli…. Questo non significa essere deboli, ma combattere in un altro modo, con l’eleganza del matador che sfianca il toro, e non lo prende per le corna».

Il potere

C’è anche la spocchia legata al potere. L’archetipo è il Marchese del Grillo, cameriere segreto di Pio VII nella Roma dell’’800 in un famoso film di Alberto Sordi. Lui poteva tutto «perché io sono io e voi non siete niente». Ma oggi chiunque è sotto l’occhio dei social, e i Marchesi del Grillo, per fortuna sono pochissimi. In compenso, ciascuno di noi ha un momento di arroganza. Anche Scaparro. E che cosa fa? «Ogni volta che mi sorprendo in un atteggiamento altezzoso, rabbrividisco. Fingo di non conoscermi e mi tolgo il saluto». E questa è autoironia.

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